Quando nasce un bambino in Italia i genitori sono soliti attaccare fuori dalla porta di casa un fiocco rosa se è nata una bambina, un fiocco azzurro se è nato un bambino: in questa maniera si intende annunciare a chi passa davanti alla porta che in quella casa c'è stata una nascita. Solitamente, sul fiocco c'è anche un piccolo cartellino sul quale viene scritto in nome del neonato. Molto spesso, se uno dei genitori possiede un negozio, il fiocco viene appeso anche fuori dal negozio.
Negli ultimi decenni in Italia la natalità è molto bassa: vari fattori, soprattutto sociali ed economici sono causa di questo problema.
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RAPPORTO ISTAT SULLA NATALITÀ: L'ITALIA CHE INVECCHIA, POCHI FIGLI E MAMME SEMPRE PIÙ "VECCHIE"
Si riducono ulteriormente le nascite e aumentano le mamme over 40. Le donne straniere residenti in Italia hanno mediamente un figlio in più rispetto alle italiane(20 Marzo 2010) - Dopo lo Studio "Dal lavoro al Pensionamento" presentato pochi giorni fa al Consiglio Nazionale dell'Economia e del Lavoro, un'altra ricerca ci porta a constatare che l'Italia è un Paese che invecchia inesorabilmente. Si tratta questa volta dei dati diffusi dall'Istat relativamente agli "Iscritti in anagrafe per nascita". Il Dossier sulla natalità mostra che in Italia si continuano a fare pochi figli, si parla di 7.000 bambini in meno rispetto al 2008, anno in cui era stato raggiunto il record di natalità di 1,42 neonati per ogni donna residente, un numero piuttosto modesto, che pur tuttavia ha rappresentato il massimo storico degli ultimi anni. Un massimo relativo che facendo riferimento alle attuali statistiche appare difficilmente superabile, le stime per il 2009 appaiono infatti nettamente più basse. [...]
Un tempo la società italiana era fortemente patriarcale, cioè il maschio aveva un ruolo dominante. La posizione sociale della donna, sia all'interno del nucleo familiare che nella comunità, era subordinata.
In relazione alle nascite, era considerato "indispensabile" avere almeno un figlio maschio. I motivi erano diversi. Innanzitutto, il figlio maschio continuava il cognome paterno e quindi garantiva la "sopravvivenza" della famiglia nelle generazioni future. Bisogna anche considerare che nella società rurale e agricola italiana del passato i figli maschi potevano fornire più forza lavoro, sebbene anche le donne lavorassero nei campi, spesso facendo anche lavori molti faticosi (ad esempio le mondine). Inoltre, un tempo le figlie femmine dovevano avere una "dote", cioè un patrimonio (denaro, case, terreni) che al momento del matrimonio passava dal padre della sposa al marito, che si prendeva l'impegno di mantenerla economicamente. Avere molte figlie femmine significava dunque dover dare molte doti. Da questa situazione socio-economica e culturale fortemente maschilista deriva l'espressione Auguri e figli maschi, oggi non più usata, perché avere figli maschi era considerato un grande vantaggio. In Sicilia esiste anche un proverbio che dice così: Nuttata sprecata e figghia fìmmina (= nottata persa e figlia femmina) cioè "tanta fatica e scarso risultato".
Sicuramente ancora oggi esistono padri che ritengono importante avere un figlio maschio, ma a partire dagli anni Sessanta del Novecento la società italiana ha mano a mano abbandonato la visione della donna come subordinata all'uomo e, di conseguenza oggi ci si preoccupa, in generale, che il figlio sia sano piuttosto che maschio o femmina!